Scorrendo qualche blog prima di partire, una delle tappe che ci eravamo annotati nel nostro taccuino era l'isola Tsougria, raggiungibile dal porto vecchio in soli 15 minuti di battello ed abitata solamente da alcune simpatiche caprette.
Una volta arrivati sul posto, la sorpresa: in ottobre, essendo fine stagione, non era più attivo il servizio di trasporto.
Ci siamo allora lanciati in un'attività che ci entusiasmava molto ma al tempo stesso ci faceva un po' timore: lo scuba diving, ovvero le immersioni subacquee con bombole di ossigeno.
Siamo sostenitori dell'idea che le persone facciano la differenza, nell'accezione positiva del termine.
È proprio il caso del nostro istruttore, Panos - dello Skiathos Diving Center - che con assoluta calma e pazienza ci ha letteralmente immersi in un mondo sconosciuto quanto estremamente affascinante.
Come accennato all'inizio di questo capitolo, ottobre è il mese in cui si conclude la stagione estiva dell'isola: se da un lato si può apprezzare la tranquillità e l'assenza di turisti, dall'altro bisogna accettare che non tutte le attività siano ancora usufruibili.
Panos ha aperto apposta per noi il diving center, dedicandoci tutta la sua attenzione per ben 5 ore e regalandoci addirittura il servizio video/fotografico che ha gentilmente girato con la GoPro.
L'attività comincia con un importante briefing iniziale, della durata di circa 1 ora, in cui viene spiegato nel dettaglio come effettuare le manovre di compensazione (per bilanciare la pressione delle orecchie scendendo in profondità), come controllare il livello di ossigeno residuo, segnalare eventuali bisogni (dato che sott'acqua ci si può esprimere solo a gesti) e - cosa più importante di tutte - come non andare nel panico qualora qualcosa non andasse come previsto.
Per nostra fortuna, l'istruttore parlava inglese in modo molto chiaro e tutte le istruzioni apprese hanno fatto sì che, una volta immersi per la prima prova, abbiamo acquisito subito sicurezza senza avvertire la necessità di risalire in superficie.
Una volta indossata la muta, le pinne, la bombola di ossigeno e la maschera, dopo la teoria si passa alla pratica: effettuando una prima immersione partendo dalla spiaggia e - una volta presa dimestichezza - se ne fa una seconda, questa volta nei pressi della piccola isola Troulos, che si raggiunge grazie al suo gommone (da cui ci si tuffa direttamente all'indietro).
Qui abbiamo osservato, come protagonisti di un documentario, molte varietà di pesci e scovato antiche anfore greche custodite nel fondale, scendendo sino ad una profondità di circa 12 metri.
È pazzesco come, mentre viviamo ogni giorno la nostra vita frenetica, fatta di pensieri e preoccupazioni, pochi metri sotto vada in scena uno spettacolo completamente diverso, lento e silenzioso.
A noi, come degli astronauti in esplorazione per qualche ora - immersi nella nostra piccola bolla - non resta altro che scoprirlo, contemplandolo affascinati. Si realizza così che questo mondo a se è sempre stato lì, accessibile e a nostra disposizione per essere appreso, regalandoci la possibilità di riemergere diversi e più consapevoli.
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